2 Ottobre 2020 - 16:40

Hugo Rubini a SP: “Grato per sempre allo Spezia, lo tifo anche dall’Argentina”. E poi un messaggio speciale

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Risponde sempre volentieri, anche dall’Argentina, quando gli viene chiesto di parlare del “suo” Spezia. Un amore cominciato da lontano, perché nessun tifoso delle Aquile può dimenticarlo nei primi anni 2000 con la maglia da portiere addosso in una scalata lenta ma vorticosa verso l’agognata Serie B. Hugo Daniel Rubini ricorda tutto di Spezia e dello Spezia, riassapora i ricordi con felicità ed un pizzico di malinconia… Perché in fondo quel Golfo se lo è ormai impresso nella mente. Uno dei migliori estremi difensori su cui le Aquile abbiano potuto contare, un idolo per molti di quei tifosi giovani e meno giovani che sulle tribune del Picco sognavano un giorno di arrivare lassù. “Dal Sudamerica non è facile vedere le partite, perché tutte non le trasmettono” ci racconta, ma quando una maglia bianca scorre sullo schermo, Hugo è come se fosse lì in campo. Il calcio, una passione sconfinata che lo accompagna anche per la seconda parte della sua carriera, tanto da portarlo a lavorare ancora sul rettangolo verde, ormai da otto anni preparatore dei portieri delle giovanili del San Lorenzo a casa sua, in Argentina. La redazione di Spezia1906 lo ha contattato in esclusiva, fra il ricordo dello Spezia che fu e di quello che sarà, con il contorno incredibile della Serie A. 

Partiamo da un po’ di amarcord: se diciamo ‘Spezia’ cosa ti viene in mente?

Spezia mi è rimasta nel cuore, è la realtà in cui ho giocato più anni e con cui ho vinto di più in C2, in C1, la Coppa Italia di Serie C e una Supercoppa contro il Napoli. Ricordo tante partite con grande gioia. La prima appena arrivato nel 2000, perché sono stato protagonista io (ride n.d.r.): con l’Alessandria in casa avevo parato un calcio di rigore all’ultimo secondo e stavamo lottando per primeggiare in campionato. Le vittorie le ricordo tutte: quando siamo andati in Serie B è stata un’emozione fortissima. A Spezia ho tantissimi amici, dentro e fuori dal calcio. 

Ti saresti aspettato un giorno di vedere le Aquile in Serie A? 

Mi sono emozionato, mi ha reso molto contento che dopo tutti questi anni la società sia riuscita a fare un traguardo così. Quando sono arrivato io la società era in C2… Pensare di poter arrivare così lontano era impensabile. Penso che questo pubblico valga un traguardo del genere, se lo merita fortemente. Lo Spezia è la mia squadra del cuore in Italia, uno dei miei figli è nato lì. Non ho mai avuto la fortuna di giocare in A, anche se quando ero molto giovane sono stato in panchina con la Juve contro il Napoli, il Milan e la Roma: mi tremavano le gambe, vedere il calcio vero era quasi scioccante. Parlo per il mio ruolo: credo che i due portieri attualmente in maglia bianca siano affidabili e con la giusta esperienza. E poi la cosa bella è che il grande salto lo fa la gente, il tifo, anche se purtroppo in questo momento sono ancora tutti fuori dagli stadi. Mi viene da immaginare cosa possa essere il Picco stracolmo contro il Milan o la Juve… 

Visto che li hai menzionati, parliamo di Zoet: ha grande esperienza, ma può esserci difficoltà nel non parlare italiano?

Sapere la lingua aiuta sicuramente. Io all’inizio non conoscevo bene l’italiano e ricordo che qualche difficoltà in più la avevo nel dare indicazioni ai difensori, nella foga della partita viene da parlare nella lingua madre. Penso che però sia un problema che risolverà presto almeno per i termini calcistici base. Ha una grande esperienza e sicuramente saprà supplire a questo problema.

E Rafael? La sua storia ha commosso molti dopo Udine. E da secondo ha saputo farsi trovare prontissimo.

Ha giocato nel Cagliari e in grandi piazze. Essere secondo portiere non è semplice, è capitato anche a me: a Spezia sono stato dietro Lorieri e Rotoli. Ricordo che proprio Ivano si fece male a cinque partite dalla fine nell’anno della promozione in Serie B e non mi era mai capitato di giocare nemmeno un minuto prima. Toccò a me finire il campionato nel momento più importante della stagione: per fortuna sono stato pronto ad entrare ed è andata bene. Altrimenti credo che mi avrebbero ammazzato. 

Lo Spezia è guidato da un tecnico come Italiano in rampa di lancio e che sta bruciando le tappe. Che impressione ti ha fatto?

Uno che riesce in tante promozioni di fila non le fa per caso. Sarà sicuramente un ottimo allenatore anche nel futuro. Vi assicuro che non è facile vincere un campionato in nessun livello, anche se hai la possibilità di allenare un’ottima squadra. I risultati parlano per lui, ci mette qualcosa del suo e non può essere solo fortuna. Ha le doti di un grande allenatore. 

In Serie A ci sono diversi argentini niente male… 

Ci sono grandissimi campioni… Dybala è quello che forse si avvicina di più a Messi e salta più alla vista, Higuain è stato un altro grande. Tutti quelli che arrivano in Italia sono grandissimi giocatori: potrei citare Lautaro, De Paul, ma non solo. Musso? Qui se ne era parlato molto bene quando era al Boca: era giusto che andasse a giocare in campionati importanti come la Serie A per vedere effettivamente il suo valore. Ora è un ottimo portiere, spero continui su questa strada. 

Il ruolo del portiere è cambiato molto. Ma anche tu insegni ai tuoi ragazzi a giocare con i piedi?

Ora siamo obbligati a insegnare anche a giocare con i piedi, anche l’allenatore deve abituarsi a questa tendenza. Bisogna stare al passo con i tempi, oggi tutti i portieri devono saper giocare il pallone. Oggi sin dai Giovanissimi imparano questo fondamentale. Non è un problema per loro, lo è per me che sono vecchio (ride n.d.r.): quando giocavo io non si giocava come oggi. 

C’è un messaggio, un saluto che vuoi lasciare alla città e ai tifosi dello Spezia?

Non dimentico nessuno del mio passato, ricordo con grande affetto il mio preparatore Maurizio Rollandi, che ha detto di avercela con me perché quando sono tornato a Spezia non lo sono andato a trovare (ride n.d.r.). Faccio un enorme in bocca al lupo alla squadra e alla città per questo nuovo campionato di Serie A: seppur dall’Argentina io tifo per le Aquile e seguirò tutte le partite. Stare a Spezia è la cosa più emozionante che ho vissuto nella mia carriera, difendere quei colori. Mi piacerebbe tornare nel Golfo e vedere una partita nella Curva Ferrovia piena tifando le Aquile dagli spalti.

Quindi tornerai a Spezia… 

Non si sa mai… Due anni fa sono venuto, sono stato una settimana con la mia famiglia e ho rivisto un po’ di amici. È stato bello riportare mia figlia laddove era nata. Magari più avanti ci rivedremo. 

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