Su La Gazzetta Dello Sport oggi in edicola troviamo un focus su Albino Buticchi, ex presidente di Spezia e Milan. Quella di oggi sarebbe stata la sua partita. Originario di Cadimare, petroliere di grande successo, scelse di dedicare la sua vita al calcio, partendo proprio dalle Aquile. Erano i primi anni ’50, poi avrebbe guidato il Milan fra il 1972 e il 1975, con tanti episodi particolari: dal titolo perso nel 1973 all’ultima giornata passando per la “fata Verona” ma anche una battuta infelice su Rivera, oltre alla vittoria di una Coppa Italia e di una Coppa delle Coppe. Dopo la fine della presidenza rossonera, per lui diversi guai: due volte tentò il suicidio, ebbe guai finanziari dopo aver sperperato buona parte del suo patrimonio in gioco d’azzardo. Poi la scomparsa nel 2003.
Oggi, sulle pagine della rosea, lo ricorda il figlio Marco dalla sua Lerici:
Da dirigente dello Spezia lavorò per la fusione con l’Arsenal Spezia, affinché coloro che non avevano spazio in Prima Squadra potessero giocare. Poi il Milan: era un mecenate, nel calcio metteva tutto se stesso e il suo patrimonio. Se non avesse perso lo scudetto del 1973 sarebbe rimasto in sella per altri dieci anni. I presidenti di una volta, che erano imprenditori fatti da soli, vivevano della loro impulsività e i club vivevano di soli incassi. Il resto lo mettevano loro, non c’erano diritti tv milionari. Dopo il 1973 subì di tutto: colpi di pistola contro la macchina, una casa devastata. Se oggi fosse vivo, mio padre tiferebbe per un pareggio: siamo inevitabilmente milanisti spezzini. Le Aquile devono credere nella salvezza, il Milan è un affare di cuore e di famiglia.