Sulle pagine de Il Secolo XIX oggi in edicola troviamo un’intervista al terzo portiere aquilotto Petar Zovko. Non venga in mente di chiamarlo riserva, perché il giovane estremo difensore è un vero e proprio uomo spogliatoio. E intanto il giovane bosniaco sogna l’esordio in Serie A, anche solo per un minuto. Un privilegio che non toccò per esempio a Krapikas o ancor meno a Sluga: il giovane maglia numero 40 è sempre stato convocato senza mai entrare. Almeno fin qui.
Fa coppia fissa con Erlic, Hristov, Provedel, ma il suo incarico fuori dal campo è fondamentale: “Se l’arbitro va al Var parto per primo a mettere pressione e la squadra mi segue” racconta sorridendo ma non troppo. La scalata verso la titolarità non è però semplice, perché davanti a lui ci sono colleghi con una carriera importante: “Sono eccezionali, ho molto da imparare da loro. Mio nonno giocava nel Mladost, che oggi fa la massima serie serba e mi ha dato molti consigli. La mia famiglia ha fatto molti sacrifici per farmi giocare. Il merito è soprattutto loro” dice.
Zovko ha poi un’altra particolarità: è sempre il primo ad arrivare dalla panchina quando si tratta di festeggiare un gol: “In pochi credevano che questo Spezia si sarebbe salvato, perché non conoscono lo spogliatoio e il gruppo. Siamo forti, motivati tutti ragazzi da seguire. Non siamo ancora salvi ma se tale sarà dovremo ringraziare noi stessi e l’allenatore, perché lo abbiamo voluto fortemente e avendo superato difficoltà insieme“. Oggi il giovane portiere lavora per migliorarsi e nel club vorrebbe ancora restare a lungo. L’intenzione anche della società è quella di farlo crescere il più possibile accanto a Zoet e Provedel. L’ambiente fa il resto: “Mi trovo molto bene, non sono molti i calciatori del mio Paese ad essere arrivati in A, Dzeko e Pjanic su tutti. Se riuscirò ad aggiungere il mio nome a questo elenco sarà una splendida storia“.
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