Il lato opaco del calcio: il dualismo arbitro-Var non funziona

Un altro grave flop, quello avvenuto in Spezia-Lazio, si aggiunge alla sequela di errori con cui sta per chiudersi una stagione disastrosa per gli arbitri italiani. Il fuorigioco non sanzionato di Acerbi non è però soltanto un errore di valutazione, scrive Il Corriere dello Sport, ma l’ennesima prova che il dualismo arbitro-Var non funziona. L’utilizzo della tecnologia meriterebbe regole ben diverse – si legge – rispetto a quelle che gli arbitri applicano attualmente. Il Var viene utilizzato malissimo, con la netta impressione che ci sia una palese concorrenza tra l’arbitro davanti al monitor e quello in campo. Quest’ultimo percepisce il Var come un controllo asfissiante, mentre l’addetto al monitor reagisce all’insofferenza del primo scaricandogli le responsabilità.

Rocchi ha punito Pairetto per aver affrettato la ripresa del gioco, non dando al Var il tempo di verificare la regolarità del gol. Al tempo stesso, Nasca ha rinunciato a fermare Pairetto dall’errore. In questa dinamica, prosegue il quotidiano, ci sono entrambi gli errori sopra descritti. L’esatta dinamica dell’accaduto non è nota, ma mette in evidenza il più grave deficit di questo sistema: l’opacità. Nonostante le conversazioni tra arbitro e Var siano registrate, sono coperte da un assurdo segreto d’ufficio. Un fatto che contraddice la trasparenza più volte invocata e promessa da Gravina. Il Var è uno strumento utilissimo, ma è necessario utilizzarlo in maniera diversa. Senza il coraggio di cambiare, il calcio tecnologico rischia di naufragare nella confusione decisionale.