Salvezza significa fioretto, a tutti i livelli. E quando si promette, si fa. Lo hanno fatto Nicola dopo la salvezza col Crotone, Italiano dopo quella con lo Spezia, ma pure altri. Un modo per celebrare le grandi imprese della squadra del cuore il tifoso aquilotto Cristiano Sturlese lo ha trovato eccome, per ogni anno in cui le Aquile hanno regalato una soddisfazione grande così a una città intera. Professore di educazione fisica, ex arbitro di basket, lo sport per lui è passione viscerale.
Partenza da un luogo a scelta e passaggio rigorosamente dal Picco con arrivo a Le Grazie, luogo di residenza, sempre con la maglia dello Spezia addosso e bandierone annesso. Tanti chilometri per celebrare i trionfi delle bianche casacche, una consuetudine ormai consolidata, tanto che… non c’è due senza tre. E anche dopo la salvezza firmata da Thiago e i suoi ragazzi Cristiano ha indossato nuovamente le scarpe per i suoi beniamini.
Tutto è cominciato nel 2020, a settembre, dopo la storica promozione in Serie A. Start da Muggiano, transito rigoroso da Viale Fieschi e bandiera a scacchi a Le Grazie, con tanto di foto che lo immortalano dall’inizio alla fine. 18,20 chilometri tutti d’un fiato, finora la distanza più lunga percorsa per celebrare le Aquile. Ma l’impresa sul campo era effettivamente di quelle che non si commentano tutti i giorni. Naturalmente e rigorosamente senza scorciatoie, su strada carrozzabile, congiungendo due paesi simmetrici nel Golfo.
Inevitabile ripetere la scaramanzia (e relativa scarpinata) nel 2021, dopo la prima salvezza portata a casa da Italiano e dai suoi. Anche l’allenatore fu protagonista di un arrivo a Portovenere lungo il crinale, mentre Cristiano decise di partire (questa volta accompagnato) con inizio dalla amata Curva Ferrovia e arrivo sempre a Portovenere, alla spiaggetta in Piazza Bastreri. E anche qui furono più di due ore di viaggio, manco a dirlo sotto al simbolo ASC.
E ora, grazie alla grande replica di Motta e dei suoi, è arrivato il terzo fioretto mantenuto. Decisamente… non poteva mancare. Per cominciare la sua terza “passeggiata”, la scelta è ricaduta su uno dei simboli della città, il Faro della Morin. Selfie d’ordinanza e via, gambe in spalla ancora verso il suo borgo marinaro. Un’ora e quarantacinque minuti, con tanto di tappe certificate: il Picco, Marola, Fezzano e non solo, fino al traguardo. Quasi dodici chilometri nelle gambe e promessa smarcata anche quest’anno. Non c’è che dire: tutta fatica più che sopportata e un grande sorriso all’arrivo, perché significa che le Aquile hanno volato anche stavolta alte nel cielo.
Grande tifoso e interessante articolo, come sempre..avendo cura dei piccoli dettagli. Tifosi di questo calibro sono fondamentali per dare forza e sicurezza alle Aquile!!