Tempo di primi bilanci per lo Spezia targato Luca Gotti. Il Secolo XIX analizza le prime sette partite della stagione con un occhio inevitabile ai predecessori: perché Italiano e Motta hanno compiuto due cammini profondamente diversi ma entrambi efficaci, culminati nella tanto agognata salvezza. Storie diverse ma comparabili, intersecate anche con attori cambiati nel tempo: Angelozzi, Meluso e poi Pecini, oggi a loro volta tutti ex.
Primo bilancio
Gli 8 punti conquistati da Gotti fin qui gli valgono l’aggancio a Italiano e il raddoppio nei confronti di Motta (4), differenza che più o meno valse il risultato finale: 39 punti per il primo Spezia e 36 per il secondo, entrambi salvi con un paio di turni di anticipo. Le Aquile neopromosse batterono l’Udinese (di Gotti) alla prima di campionato (invertita per il debutto a Sassuolo), mentre Thiago esordì con un 2-2 polemico a Cagliari. Ottimo risultato anche quest’anno, grazie al successo interno con l’Empoli. Poi, l’uomo di Karlsruhe indovinò un’altra vittoria a Benevento e i pari con Fiorentina e Parma a Cesena a fronte delle sconfitte con Sassuolo, Milan e Juventus. 11 reti fatte e 15 subite il parziale. Fece peggio Motta: 4 punti, con il break a Venezia e l’X di Cagliari, ma anche tanti gol incassati nei rovesci contro Lazio, Udinese, Juventus, Milan e Verona.
Altra storia
Il passaggio al 3-5-2 di Gotti non ha solo segnato un cambio netto nell’assetto, ma anche un miglioramento nei numeri. Le Aquile hanno messo a referto il miglior inizio di sempre. Una difesa più solida (11 reti incassate ma affrontando tre big in trasferta) e un cinismo in avanti accresciuto. Restano in equilibrio i dati sul possesso palla: 47,78% con Italiano, 46,04% con Motta e leggermente più basso il 44,38% attuale. Ad essere in controtendenza sono i tiri in porta: 78 e 74 nelle prime due annate, 58 attualmente. Solo 13 quelli che hanno centrato lo specchio, a fronte dei 26 dei predecessori: ma i 7 centri realizzati testimoniano maggiore efficacia.