Julius Beck è stato il più giovane di sempre a scendere in campo in Serie A nel suo debutto all’Olimpico con la Lazio. Ma è abituato alla precocità: il giovane centrocampista è infatti stato il più “verde” a scendere in campo anche in Danimarca, visto che con il SønderyjskE aveva solo 16 anni e 12 giorni quando ha toccato il campo.
Raggiante
Il giovane danese ha raccontato al portale Bt.dk le sue sensazioni del momento: “Quando ho giocato a Roma ero felice, ma appena uscito dallo spogliatoio avevo solo voglia di lavorare ancora per crescere e dimostrare di meritarmi ancora la possibilità” racconta. Ma è solo l’inizio: “Non è un obiettivo raggiunto – spiega – perché è la prova che quando lavoro sodo i traguardi arrivano“. Il prossimo step è avere più minuti in campo, con la consapevolezza di voler aiutare lo Spezia. “Faccio quello che posso nel mio ruolo e sono pronto al 100% quando l’allenatore pensa di poter aiutare la squadra giocando di più. Il club mi ha dato una chance in A, con tantissimi bravi giocatori. Voglio ripagarlo con la salvezza, anche per merito mio” racconta.
Che differenza
“Ho giocato in Superliga a 16 anni, devo dire che la qualità di ritmo e livello in Serie A sono molto più alti. È fantastico, mi sento cresciuto molto come giocatore e anche nel possesso palla. Sono più forte e ho imparato a usare meglio il mio corpo. Sono giovane, ma posso davvero dire la mia” la sua sensazione. L’anno scorso è stato stabilmente in Primavera, mentre quest’anno è passato con continuità in Prima Squadra: uno sviluppo naturale, ricorda Beck, con la consapevolezza di dover lavorare ancora molto.
Nazionale
E anche la Danimarca non sta a guardare: Beck è infatti capitano della Selezione Under 18, che nella prossima settimana affronterà Portogallo, Irlanda e Giappone. “Fantastico tornare a casa e giocare con ragazzi con cui mi sento bene. Affronteremo squadre forti ed è bellissimo indossare quella maglia, dà una forza ulteriore con la fascia al braccio. Mi dedico al 100% a quello che faccio e voglio assumermi la responsabilità del mio ruolo” conclude.
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