Sulle pagine de Il Secolo XIX questa mattina in edicola troviamo una bella intervista al portiere aquilotto Jeroen Zoet, tornato protagonista nelle ultime partite di campionato, dimostrando grande professionalità e affidabilità dopo l’infortunio di Dragowski. Lo Spezia ha deciso di non tornare sul mercato, confermando così la fiducia al portiere olandese classe 1991. Una mossa che ha caricato ancora di più l’ex nazionale orange: “Voglio dimostrare il mio valore – dice – perché finora non è stato possibile. Mi sono infortunato all’inizio della prima stagione in A con il Sassuolo e al mio posto è subentrato Provedel che ha dimostrato di essere titolare“. Ma Zoet ha continuato a lavorare sempre sodo, cercando sempre di farsi trovare pronto al meglio. In questa stagione ha giocato contro l’Udinese al Picco (decisione repentina dopo il problema di Drago) e a Verona, senza contare le due vittorie in Coppa Italia, in cui è stato altrettanto protagonista.
Cuore Spezia
Ad oggi c’è anche un altro dettaglio che non va trascurato: Zoet ha deciso di rimanere in maglia bianca pur tagliandosi l’ingaggio. E anche se nel pensiero c’è un possibile ritorno in Olanda a fine carriera, resta concentratissimo sulle Aquile: “Ho 31 anni e penso di poter ancora giocare diversi anni a certi livelli” spiega. Magari – quello sì – con la speranza di poter ancora attirare l’interesse della Nazionale: “Giocare in campionati di livello aiuta i selezionatori, ma sono concentrato sullo Spezia” racconta. E dopo questi anni, effettivamente, la città gli è proprio entrata dentro: abita a Montemarcello con vista mare, respira la passione della città e sta bene: “Con i tifosi si crea sempre un’atmosfera particolare. Loro sono legatissimi alla squadra e ci sostengono ogni giorno. Ho sposato un progetto e voglio continuare a dare il mio contributo“.
Determinazione
Zoet ha adesso ben chiaro l’obiettivo: “Ho vinto tre titoli in Olanda, ho fatto la Champions e giocato in Nazionale, voglio ritornare sul livello che avevo raggiunto giocando nel PSV. Ho ancora fame e voglio di dimostrare“. Mica male. Ma non è solo concentrato su se stesso, visto che nello spogliatoio è uno dei leader: “Mi piace aiutare i compagni, ci sono tanti stranieri che non parlano italiano. È successo anche a me in Olanda e ora cerco di fare la mia parte“. E lavorare con uno come Dragowski certamente aiuta: “Alziamo l’asticella entrambi, ma anche Zovko si allena molto bene con noi” chiude.