Dejan Stankovic vuole provare nell’impresa di salvare la Sampdoria. Tra distanza in classifica e crisi societaria, sarebbe un’impresa dall’enorme portata, ma Dejan vuole provarci: “Se vuoi rimanere nella storia, devi fare cose impossibili“. L’allenatore serbo ha parlato a Il Secolo XIX, toccando moltissimi temi relativi alla sua squadra e al campionato in corso. Questo il riassunto delle dichiarazioni di Stankovic.
Finalmente abbiamo vinto a Marassi. I miei ragazzi sono coraggiosi, mi piace essere offensivi ma solo se tutti si sacrificano. Voglio una Samp così, organizzata, alta, che pressa, reagisce e segna. Volevamo dare una gioia alla tifoseria. Qui i tifosi non sono il dodicesimo uomo, ma il primo. Marassi meritava di esplodere di gioia. Se credo nella salvezza? Altrimenti non sarei qui. Non mollo, anzi, spingo sull’acceleratore. Punti? Nessuno lo sa. Ma si può giocare. Vado fiero di aver creato un blocco unico. C’è un’armonia speciale con giocatori e staff. Durante il mercato a chi arrivava ho detto ‘guardate che venite in guerra’. Abbiamo preso chi era pronto. Si può fare meglio? Sì, ma i ragazzi danno il 110%. Sabiri? Può darci di più. Djuricic si spara 12 chilometri a partita, Manolo mi fa tre lavori, così come Cuisance e Leris. Conta la mentalità più che il modulo. Sinisa? Mi manca ogni giorno di più. Mi chiamava fratellino, ma lo vedevo come un padre. Con lui ho vissuto 25 anni di vita sportiva. Mi mancano i suoi consigli. Avrei accettato la Sampdoria anche se avessi saputo tutto il resto dei problemi. So che la vittoria è basata sulle difficoltà. Qui è la mia prima esperienza da allenatore in Italia, questo resterà per sempre. Serie B? Sono disposto a restare, ma ora nessuno mi può offrire niente. Si pensa a salvare la società.