Sulle pagine dell’edizione odierna de Il Secolo XIX troviamo un’intervista ad Alberto Pandullo, tifosissimo delle Aquile ed ex presidente de “Lo Spezia Siamo Noi”, sodalizio creato (alla fine inutilmente) nel 2008 per salvare la squadra dal fallimento. Sono ormai fortunatamente lontani i tempi difficili di quel ritorno in Serie B: oggi il club ha avuto prima la solidità di Volpi e poi quella dei Platek, ma si ritrova in difficoltà nel momento cruciale della sua terza stagione in massima categoria. “Dobbiamo essere ottimisti, c’è ancora lo scontro diretto contro il Lecce che può aiutare. Potrebbe essere la battaglia finale da dentro o fuori. I pugliesi non sono messi meglio dal punto di vista tecnico e fisico” spiega.
Più cattiveria
“Vorrei vedere uno Spezia più intelligente a livello tattico. Contro la Sampdoria ha addirittura rischiato di perdere nonostante il dominio, le partite ormai durano 100 minuti e quando gira male è difficile non abbattersi di testa” le parole di Pandullo. E su Semplici non si rilevano particolari colpe, anche perché le doti tecniche sono forse quelle che sono meno adeguate: “Difficile individuare un singolo colpevole, le variabili sono diverse” dice. E anche gli errori ci sono stati , sul mercato e non solo: “Andava cercato un sostituto di Nzola, che è risorto ma quando manca sono dolori. La cessione di Kiwior era inevitabile e alla fine Wisniewski si è dimostrato adeguato. Macia? Aveva iniziato bene, ma nei fatti non ha dato seguito alle sue parole. Forse ha peccato di presunzione pensando subito in una buona riuscita di Esposito, Shomurodov e Zurkowski. Gli altri innesti torneranno buoni per l’anno prossimo“.
Quante variabili
Secondo Pandullo anche gli infortuni hanno giocato un ruolo chiave: “Nzola fermo diverse partite, Holm e Bastoni sono out e altri stop fondamentali non hanno aiutato“. E poi gli arbitri, che in alcuni casi non si sarebbero dimostrati benevoli con le Aquile. Infine, la fortuna: la dea bendata ha voltato le spalle allo Spezia dopo essere stata “amica” di Italiano e Motta. “Quest’anno con Gotti e Semplici non c’è stata buona sorte. Il fattore fortuna è fondamentale e le traverse di Shomurodov e Verde tremano ancora” chiude.
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