Lo scrittore e giornalista, Enzo Bucchioni, autore di “Luciano Spalletti, il vincente”, ha saputo raccontare il personaggio, l’uomo, il toscano divenuto commissario tecnico della nazionale nel post Mancini. In Sala Dante è andata in onda una conferenza oltre la stesura del libro, coinvolgendo un paio di suoi ex compagni di squadra nel periodo iniziale della carriera, quella allo Spezia. Un incontro che, come scrive Il Secolo XIX, ha quindi regalato una pagina in più al libro, andando oltre le 224 scritte.
Il commento di due suoi ex compagni
«Il ricordo più bello che ho di Spalletti qui – racconta Alberto Boggio, altro ex calciatore aquilotto – è un fine partita a Chiavari, Coppa Italia, l’inizio della sua avventura con gli aquilotti. Noi con una borsina e con la nostra roba, lui pronto a uscire orgoglioso con il suo borsone dove dentro c’erano una ventina di paia di scarpe. Tutte Adidas Copa. Aveva nella testa il calcio in ogni momento della sua vita, e piano piano, nel corso degli anni, ottenne credito nello spogliatoio. Ricordo il gol al Vicenza, con ottima tecnica, ma anche quello che lui faceva in allenamento. Maniacale, pronto a dare tutto e darti una mano. Carpanesi al sabato metteva un facoltativo, oggi rifinitura, lui c’era sempre. Non mi ha sorpreso la carriera che ha fatto poi anche da allenatore».
Francesco Siviero, invece, ne è stato ed è tutt’ora uno degli amici più stretti, una storia nata al suo arrivo dal Benevento. «Due giovani che si trovano a vivere lontano da casa, ma con Luciano fu facile legare. È stato il mio testimone di nozze, mi ha fatto conoscere mia moglie, è stato al mio fianco anche in momenti difficili. Spalletti è unico, capace di arrivare da Dimaro per partecipare al funerale di Antonio Canese, e portare la bara. Si convinse un giorno che nel breve non faceva i giusti movimenti, e pagò un maestro di tennis che gli insegnasse come muoversi su una linea di fondo e avanzare, pensando gli potesse servire. Prima di una gara a Trento, io ero infortunato per la pubalgia, lui per una caviglia in disordine, eppure mi convinse a seguire la squadra, anche zoppi, per fare gruppo. È stato unico».
«Se Dante mi dovesse mettere in un girone, mi metterebbe con gli Orgogliosi» disse Spalletti, una volta. «Sì, ma anche dei vincenti – conclude Bucchioni – ha saputo vincere in Russia come a Roma, ha costruito l’Empoli, ha lavorato ad Udine benissimo. Un uomo legato alla sua famiglia e a suo fratello Marcello, ma soprattutto al calcio».