Un passo indietro inatteso, che rischia di compromettere il lavoro delle cinque giornate precedenti. Aver rivoltato la rosa come un calzino nel mercato invernale, secondo le direttive di Luca D’Angelo, potrebbe non bastare. Come scrive Il Secolo XIX, a vestire la maglia aquilotta sono arrivati elementi che nelle squadre di provenienza erano stati messi da parte e quindi in precarie condizioni fisiche. Aver avuto 24 ore in meno di riposo dopo la battaglia in inferiorità numerica di Modena potrebbe aver inciso contro una Feralpisalò ben disposta in campo, ordinata, compatta e senza fronzoli. Cambiare sei elementi in un colpo solo nel giro di tre giorni si è rivelato eccessivo, come cambiare modulo tre volte in tre partite.
Squadra disorientata
I giocatori erano disorientati, uno tra tutti Vignali, costantemente in pendolo tra difesa e centrocampo, dando da fuori l’impressione di non sapere cosa fare. Se potesse tornare indietro, siamo convinti, però, che D’Angelo non ripresenterebbe l’11 iniziale così smarrito contro i Leoni del Garda, ma soprattutto inserito in questo modulo 3-4-3, sfilacciato e mal interpretato. Ben 6 erano i volti nuovi rispetto al Braglia, quindi il problema può non essere solo di natura fisica, ma di interpretazione della partita. Verde e Jagiello con il Modena non hanno giocato nemmeno un minuto, ma con la Feralpi non hanno mai inciso. D’Angelo sembrava aver preso la strada giusta con il Cittadella schierando tutte le sue bocche da fuoco, in una sorta di 4-4-2 e 3-3-4 in fase di transizione attiva, con Jagiello e Verde esterni offensivi ai lati dei due attaccanti Falcinelli e Di Serio, in mezzo al campo vicino a Salvatore Esposito un giocatore imprescindibile come Nagy. Con la Feralpi la squadra ha perso la sua identità, le sue distanze, i suoi punti di riferimento in campo. Ora serve dare certezze, solo così si potrà ripartire per tentare il miracolo.